Presentazione di Franco Maria Ricci
Marco Barina appartiene alla confraternita degli artisti cacciatori e raccoglitori, la cui patrona è Iside, dea dell’assemblage, che erra alla ricerca della membra di Osiride fatto a pezzi da Seth.
Romano, ex manager, Barina batte i negozi e i mercatini dei rigattieri (specie a Porta Portese) cercando tra la cianfrusaglia i frantumi di un Pantheon smembrato, con lo scopo di ricomporlo, come si ricompone un puzzle, e di restituirgli il mana, cioè la potenza e l’efficacia.
La sua arte consiste nel saper ascoltare le voci degli oggetti, che gli sussurrano: “Fai di me questo o quest’altro”, o “Per favore, accoppiami con quella cosa lì”, o “con quel coso là”. A parlargli sono manufatti umili, spesso ammaccati: ciotole, cucchiai, chiavistelli, zuccheriere, scaldini …
Il ready-made alla Duchamp consisteva nel prendere un oggetto qualsiasi e nel proclamare: “Questa è arte”; si procedeva per decretazione. Meno superbo, Barina compie le delicate operazioni isiache dell’assemblage collaborando con gli oggetti. A ispirare la sua arte è l’animismo, fondamento delle religioni primitive.
Come in certe enciclopedie evocate da Borges, o nel Codex Seraphinianus, siamo invitati in un mondo parallelo in cui il nostro si riflette come in uno specchio curvo. I mondi paralleli devono avere un nome, e io ho suggerito a Barina di chiamare il suo Pangea.
Barina non ha detto no.
Pangea è il supercontinente che 180 milioni di anni fa si spezzò, generando Laurasia e Gondwana, progenitori diretti di Africa, Asia, Europa, Oceania, Antartide. I geologi ne hanno ricostruito la mappa, e questo permette - come accade nei musei etnografici - una collocazione geografica dei reperti bariniani e delle differenti aree culturali cui appartengono.
Se a suo tempo Pangea fu una piattaforma calpestabile, oggi, in un mondo dove distanze e separazioni sono in via in abolizione, è un fantasma psichico che riemerge. Secondo i geologi, fra 250 milioni di anni - quando le placche dei continenti saranno scivolate l’una verso l’altra, sino a toccarsi - Pangea tornerà a essere una realtà fisica: la Pangea Ultima.
Sono felice e orgoglioso di ospitare una mostra il cui titolo - Il Museo dei Pangea, appunto - non stona con la mia prima professione di geologo La penombra dei musei etnografici somiglia a quella di teatri e cinema, e mi fa pensare anche al nero dei miei libri.
L’allestimento della mostra di Barina obbedisce a queste suggestioni.
La storia di Pangea comporta intermittenze, allontanamenti e avvicinamenti. Spero che molti visitatori, guardando i feticci del mondo parallelo immaginato da Marco Barina, proveranno l’emozione di un riaccostamento a dèi, a culture, ad archetipi che esistevano già - ma come brocante dimenticata - nelle soffitte o nelle cantine della loro mente.