MARCO
BARINA

Presenze familiari

In alcune opere d'arte del passato c'è qualcosa di inesauribile. Che ci emoziona, ci coinvolge, ci fa provare sensazioni profonde. Qualcosa che mi ha sempre interessato moltissimo, anche se è un terreno poco battuto nell'arte contemporanea, dove in genere l'aspetto più importane è l'idea, ciò che si è deciso di esprimere.

In "Presenze familiari" questo passato dell'arte si introduce con forza nel nostro mondo quotidiano. Alle volte colmandolo, fino quasi ad invaderlo. Altre volte, in modo forse più ambiguo, contaminandolo e trasformandolo. E' un lavoro che continua, tra analogie e differenze, la ricerca iniziata con le sculture di "Altri possibili mondi". Anche qui si utilizzano e vengono accostati tra loro degli "oggetti trovati". Da un lato le foto di interni domestici, spazi allo stesso tempo idealizzati e reali estrapolati dal mondo dell'architettura e del design. Dall'altro frammenti di vesti e di manti carpiti ai personaggi dipinti dai grandi maestri: Michelangelo, Raffaello, Leonardo …

Nell'arte di oggi l'abilità tecnica non è molto importante. L'artista può addirittura commissionare a terzi la realizzazione dell' opera. Ma un tempo non era così. E per migliaia di anni uno dei terreni su cui scultori e pittori si sono cimentati per dimostrare la loro bravura è stato proprio il "drappeggio".In certi casi questo virtuosismo può apparire un po' fine a se stesso, un mero esercizio di stile. Al contrario nei capolavori dei grandissimi artisti la sensazione che proviamo è assolutamente diversa.

Sotto a quei manti, celato da quei drappi, c'è infatti sempre un corpo che vive. E se proviamo a separare queste vesti dai personaggi che ricoprono, ci accorgiamo che continuano a esistere per conto loro, a pulsare e respirare autonomamente. Facendoci intuire un'essenza diversa, misteriosa e ricca di suggestioni. Delle "presenze", appunto, che ho immaginato potessero irrompere nel nostro quotidiano e interagire con noi. Difficili da decifrare, eppure "familiari" . Perché ci appartengono e ci circondano. Perché sono parte di un'eredità culturale profonda. Perché quei panneggi, a prima vista irriconoscibili, sono in realtà schegge di immagini notissime, tra le più ammirate e conosciute nella storia dell'uomo.

"Presenze familiari", dunque, che a distanza di secoli continuano a reincarnarsi e viverci accanto

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