C'è stato qualcuno che ha influenzato in modo particolare la tua decisione di diventare un artista? Che cosa ti ha spinto a scegliere l'arte come professione?
MB: Sono nato a Roma da una famiglia veneziana e queste due città continuano a rappresentare ancora oggi i due poli principali intorno ai quali gravita la mia esistenza. Fin da bambino, dunque, ho potuto ammirare molti dei capolavori più straordinari dell'arte occidentale. Un imprinting formidabile, fonte di continui stimoli, riflessioni e emozioni. Ecco, penso che proprio questo background abbia influenzato la mia scelta di diventare un artista: molto più che non una determinata persona.
Per quanto riguarda la seconda domanda la risposta è abbastanza semplice. Fino a 50 anni ho lavorato in un grande gruppo editoriale, e il tempo che avevo a disposizione per l'arte era inevitabilmente molto limitato. Arrivato a quell'età ho deciso che fare l'artista era in realtà il mio "sogno", e che se non ci avessi provato lo avrei rimpianto per il resto della vita. Allora mi sono licenziato e ho cominciato questo nuovo lavoro.
C'è qualche cosa da cui trai costantemente ispirazione? Che materiali usi nel tuo lavoro?
MB: Nell'ultimo periodo ho lavorato soprattutto sulla figura umana. Nel corso della storia, raffigurando se stessi, i popoli più diversi si sono confrontati con la vita e la morte, il potere, la sessualità, la religione, la spiritualità, le proprie paure … Insomma, un tema formidabile. E in fondo, se ancora oggi gli artisti continuano a cimentarsi con questo soggetto ci sarà pure una ragione.
Per i "materiali" che ciascuno adopera penso invece che molto dipenda da ciò che si vuole rappresentare: a partire dal '900 la libertà dei "linguaggi" si è infatti ampliata moltissimo. Nell'ultima opera che ho fatto, un "Musée de l'homme" immaginario composto da 100 sculture, mi sono ad esempio servito in prevalenza di oggetti trovati. Questi oggetti sono infatti intrisi di una propria storia (che si manifesta attraverso una patina particolare, una sbeccatura, un'ammaccatura). Ovvero, per dirla in altre parole, incarnano del "tempo". E un Museo Etnografico, anche se immaginario, con il tempo ha certamente molto a che fare.
Che rapporto c'è tra le tue radici e la tua arte?
MB: come dicevo prima l'humus in cui sono cresciuto è stato estremamente importante. In Italia c'è un patrimonio artistico e culturale sterminato: lo respiri camminando per strada, entrando in una chiesa, aggirandoti in uno degli innumerevoli musei, contemplando la facciata di un palazzo o la statua che orna un parco pubblico. Qualcosa che entra a far parte del tuo DNA esistenziale, in modo progressivo , quasi ineluttabile. Eppure credo che proprio questo universo così ricco e stratificato mi abbia portato a provare una crescente curiosità per civiltà assai diverse e distanti dalla mia. Non certo per contrapposizione. Tutt'altro. Direi quasi per "naturale ampliamento". Tant'è che da diversi anni il mio lavoro ruota proprio intorno al confronto con "Popoli" e culture molto diverse tra loro.
Puoi spiegarci meglio su cosa verte il tuo lavoro artistico?
MB: Credo che a questa domanda si possano dare risposte diverse a seconda del momento in cui ti viene posta. Ho accennato alla mia ultima opera, che si intitola “Altri possibili mondi” , il cui tema centrale è in qualche modo legato al motivo per cui l'arte di epoche passate ci procura forti emozioni. Prima di questo progetto, che ha richiesto quasi 4 anni per essere completato, ho lavorato sul raffronto e le similitudini che si possono riscontrare nei modi in cui la figura umana è stata rappresentata in epoche e culture diversissime tra loro. Direi quindi che il mio lavoro artistico, in questa fase, sia essenzialmente legato al tempo e alla memoria: una riflessione su ciò che il passato continua a trasmetterci, un'eredità che ritengo molto attuale e "contemporanea".
In che modo vorresti che il tuo lavoro sia recepito dal pubblico?
MB: E' una domanda difficile. Alla quale non credo di essere in grado di dare davvero una risposta. Forse anche perché ho iniziato a dedicarmi a questo lavoro a un'età già abbastanza avanzata. Sapendo che fino a quel momento questa dimensione per me era rimasta molto privata, direi quasi nascosta. Certamente se cerchi di dare un linguaggio e una forma espressiva a un tuo mondo interiore lo fai per te stesso ma anche per esprimerlo agli altri. E quindi quando decidi di esporti al pubblico, in una mostra o mettendo il tuo lavoro on line , speri che ciò che stai proponendo riesca a suscitare in chi lo guarda un'emozione, una riflessione, un “contatto”.
Qual è il miglior consiglio che ti è stato dato per il tuo lavoro di artista?
MB: Di non avere fretta. Perchè la produzione artistica ha i suoi tempi, spesso dettati anche dalla tecnica che stai utilizzando
Quanto è importante l'abilità tecnica nel tuo lavoro?
MB: Se uno possiede un vocabolario di 100 parole può magari fare una magnifica poesia. Ma difficilmente riuscirà a scrivere un romanzo. Ecco, io credo che la tecnica sia importante, perchè amplia notevolmente i confini dentro i quali può spaziare la tua creatività. E certamente la scelta del linguaggio giusto per una determinata opera è un aspetto fondamentale del lavoro.
Se dovessi smettere di fare l'artista, con cosa rimpiazzeresti questo lavoro?
MB: Come ho raccontato in precedenza ho modificato radicalmente la mia vita per potermi dedicare all'arte a tempo pieno. Quindi adesso non mi passa neppure per la mente l'idea di fare qualcosa di diverso.